Leggete le risposte in rete.....
Raccolta di strafalcioni, mala politica, inciuci vari,intrallazzi, fetenterie,porcate e Di tutto quello che si sa ma non si dice . Eseguita su articoli pescati nel web dei quali si conosce la paternita' ma non l'autenticita'.
martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
domenica 28 aprile 2013
sabato 27 aprile 2013
venerdì 26 aprile 2013
giovedì 25 aprile 2013
Grillo «ha realizzato un grande miracolo democratico»
mercoledì 24 aprile 2013
martedì 23 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
Grecia: Campi di concentramento per gli insolventi
domenica 21 aprile 2013
sabato 20 aprile 2013
Perché non voglio più essere italiano di Andrea Canova
Se, nella sua famosa lettera, Pier Luigi Celli invitava suo figlio ad
andarsene dall’Italia, io sarò più radicale: io non voglio più essere
italiano.
Be’, direte: e chi se ne frega? Problema tuo, no? Forse, ma per esserne sicuri credo se ne debba parlare per il semplice fatto che questa mia tesi presuppone una domanda che potrebbe riguardare una platea più ampia: perché dovrei esserlo? Perché dovrei essere italiano? Perché dovresti essere italiano?
Iniziare un discorso da una condizione soggettiva è sempre molto pericoloso. Le possibilità di essere vilipeso, sbeffeggiato, “satirizzato”, “ironizzato” sono altissime, e forse anche legittimamente. Tuttavia, siccome mi è concesso questo privilegio di poter scrivere su questo mezzo, correrò i miei rischi.
Il sociologo francese Pierre Bourdieu, nelle “Meditazioni pascaliane”, consigliava di dichiarare il proprio punto di vista prima di esporre qualunque tesi. Ben detto, ed ecco qua il mio punto di vista: nel mio personale “romanzo di formazione” il concetto di “italianità”, così come quello di “Nazione”, “Patria”, “Identità”, hanno sempre avuto un ruolo marginale se non nullo. Diciamo che il mio trovarmi qui “per caso” ha fatto e fa di me un cittadino formalmente italiano, ma nulla di più. Diciamo che, per utilizzare un termine desueto e che farà irritare molti, mi sono sempre sentito “internazionalista” o, per essere contemporanei, “globalista”, nonché “cosmopolita”.
Poi, come per ognuno di noi, piano piano si è maturati, cresciuti, si è andati a lavorare, si sono fatte esperienze esistenziali, culturali e, perché no, burocratiche. Insomma, si è vissuto dialogando quotidianamente con la realtà che ci si presentava di fronte, a volte subendola a volte plasmandola. Banale, esperienza comune a tutti noi, certo. La vita, nulla di più, nulla di meno. O forse no, non poi così banale. La vita vissuta in un contesto, la vita vissuta in determinate condizioni oggettive, ossia, nel nostro caso, l’Italia così come si è evoluta e come è cambiata negli anni e che cosa è oggi.
Bene, a me l’Italia di oggi fa letteralmente schifo. Sì, schifo proprio. Consapevolmente schifo, per cui tale consapevolezza non può che farmi trarre le necessarie conseguenze dal mio “romanzo di formazione”: non voglio più essere italiano, per cui chiedo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di togliermi la cittadinanza italiana, perché io non sono più un italiano.
L’Italia è un paese fondato sui clan, le famiglie, le cordate, il disastro burocratico, l’inefficienza tecnologica, il dissesto idrogeologico, l’obsolescenza delle infrastrutture, la criminalità organizzata, la truffa politica come questi referendum che faranno la fine della famosa legge sul finanziamento pubblico dei partiti, il non mantenere mai la parola data, l’abbandono delle forze dell’ordine, l’evasione fiscale, il banditismo in ogni settore pubblico e privato, il ricatto, l’estorsione, il pettegolezzo, la distruzione della scuola pubblica in ogni sua forma, l’abbandono dei nostri beni culturali, l’ingessatura del mondo del lavoro, il precariato straccione, un cattolicesimo reazionario, l’inganno agli immigrati, un sindacato ottocentesco, dei partiti (sinistra e destra) impresentabili, vecchi, logori, sfiancati, un nepotismo sfrenato in ogni settore pubblico e privato, e potrei continuare per pagine e pagine.
Bene, se questa è oggi l’Italia io non sono un italiano, mi fa schifo esserlo, me ne vergogno e non lo voglio più essere e chiedo a ognuno di voi perché vuole essere italiano, non perché lo è “per caso”. Perché oggi, nelle condizioni date dell’Italia contemporanea, un cittadino italiano vuole continuare a definirsi tale?
Spiegatemelo.
FonteSfogo e riflessione di un Italiano
Be’, direte: e chi se ne frega? Problema tuo, no? Forse, ma per esserne sicuri credo se ne debba parlare per il semplice fatto che questa mia tesi presuppone una domanda che potrebbe riguardare una platea più ampia: perché dovrei esserlo? Perché dovrei essere italiano? Perché dovresti essere italiano?
Iniziare un discorso da una condizione soggettiva è sempre molto pericoloso. Le possibilità di essere vilipeso, sbeffeggiato, “satirizzato”, “ironizzato” sono altissime, e forse anche legittimamente. Tuttavia, siccome mi è concesso questo privilegio di poter scrivere su questo mezzo, correrò i miei rischi.
Il sociologo francese Pierre Bourdieu, nelle “Meditazioni pascaliane”, consigliava di dichiarare il proprio punto di vista prima di esporre qualunque tesi. Ben detto, ed ecco qua il mio punto di vista: nel mio personale “romanzo di formazione” il concetto di “italianità”, così come quello di “Nazione”, “Patria”, “Identità”, hanno sempre avuto un ruolo marginale se non nullo. Diciamo che il mio trovarmi qui “per caso” ha fatto e fa di me un cittadino formalmente italiano, ma nulla di più. Diciamo che, per utilizzare un termine desueto e che farà irritare molti, mi sono sempre sentito “internazionalista” o, per essere contemporanei, “globalista”, nonché “cosmopolita”.
Poi, come per ognuno di noi, piano piano si è maturati, cresciuti, si è andati a lavorare, si sono fatte esperienze esistenziali, culturali e, perché no, burocratiche. Insomma, si è vissuto dialogando quotidianamente con la realtà che ci si presentava di fronte, a volte subendola a volte plasmandola. Banale, esperienza comune a tutti noi, certo. La vita, nulla di più, nulla di meno. O forse no, non poi così banale. La vita vissuta in un contesto, la vita vissuta in determinate condizioni oggettive, ossia, nel nostro caso, l’Italia così come si è evoluta e come è cambiata negli anni e che cosa è oggi.
Bene, a me l’Italia di oggi fa letteralmente schifo. Sì, schifo proprio. Consapevolmente schifo, per cui tale consapevolezza non può che farmi trarre le necessarie conseguenze dal mio “romanzo di formazione”: non voglio più essere italiano, per cui chiedo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di togliermi la cittadinanza italiana, perché io non sono più un italiano.
L’Italia è un paese fondato sui clan, le famiglie, le cordate, il disastro burocratico, l’inefficienza tecnologica, il dissesto idrogeologico, l’obsolescenza delle infrastrutture, la criminalità organizzata, la truffa politica come questi referendum che faranno la fine della famosa legge sul finanziamento pubblico dei partiti, il non mantenere mai la parola data, l’abbandono delle forze dell’ordine, l’evasione fiscale, il banditismo in ogni settore pubblico e privato, il ricatto, l’estorsione, il pettegolezzo, la distruzione della scuola pubblica in ogni sua forma, l’abbandono dei nostri beni culturali, l’ingessatura del mondo del lavoro, il precariato straccione, un cattolicesimo reazionario, l’inganno agli immigrati, un sindacato ottocentesco, dei partiti (sinistra e destra) impresentabili, vecchi, logori, sfiancati, un nepotismo sfrenato in ogni settore pubblico e privato, e potrei continuare per pagine e pagine.
Bene, se questa è oggi l’Italia io non sono un italiano, mi fa schifo esserlo, me ne vergogno e non lo voglio più essere e chiedo a ognuno di voi perché vuole essere italiano, non perché lo è “per caso”. Perché oggi, nelle condizioni date dell’Italia contemporanea, un cittadino italiano vuole continuare a definirsi tale?
Spiegatemelo.
FonteSfogo e riflessione di un Italiano
venerdì 19 aprile 2013
GRILLO.....SIAMO ALLA RESA DEI CONTI!!!!
Roma, 19-04-2013
"Prodi se ne va umiliato e la Bindi ha dato le dimissioni; siamo alla resa dei conti". Lo ha detto Beppe grillo in un comizio a Udine.
"Abbiamo mandato a casa 5 partiti in due mesi, sono spariti, Udc, Fli e Di Pietro, fra poco si rompe anche il Pd e poi seguira' il Pdl" ha detto Grillo. "Dobbiamo aprire il parlamento, mandare a casa questa gentaglia. Le prime cose fare - ha concluso - sono l'introduzione del reddito di cittadinanza e gli aiuti alle Pmi".
"Rodota' sara' il candidato giusto, e saranno obbligati a votarlo". Lo ha detto il leader di M5S parlando in collegamento telefonico ai simpatizzanti del movimento riuniti a Treviso. "Se propongono Amato o D'Alema - ha concluso - siamo al suicidio politico". "Ho potuto conoscere Rodota' - ha aggiunto - ed e' una persona straordinaria di grande entusiasmo".
L'annuncio delle dimissioni di Bersani e' stato 'gridato' alla folla da Beppe Grillo a conclusione del suo comizio a Udine. Grillo ha dato la comunicazione 'in diretta', dopo aver aperto il comizio affermando che il Movimento Cinque Stelle ha "gia' mandato a casa cinque partiti", ha umiliato Prodi e fatto dimettere Bindi. Al grido di Grillo la folla ha urlato in crescendo "a casa, a casa...".
rainews 24
"Prodi se ne va umiliato e la Bindi ha dato le dimissioni; siamo alla resa dei conti". Lo ha detto Beppe grillo in un comizio a Udine.
"Abbiamo mandato a casa 5 partiti in due mesi, sono spariti, Udc, Fli e Di Pietro, fra poco si rompe anche il Pd e poi seguira' il Pdl" ha detto Grillo. "Dobbiamo aprire il parlamento, mandare a casa questa gentaglia. Le prime cose fare - ha concluso - sono l'introduzione del reddito di cittadinanza e gli aiuti alle Pmi".
"Rodota' sara' il candidato giusto, e saranno obbligati a votarlo". Lo ha detto il leader di M5S parlando in collegamento telefonico ai simpatizzanti del movimento riuniti a Treviso. "Se propongono Amato o D'Alema - ha concluso - siamo al suicidio politico". "Ho potuto conoscere Rodota' - ha aggiunto - ed e' una persona straordinaria di grande entusiasmo".
L'annuncio delle dimissioni di Bersani e' stato 'gridato' alla folla da Beppe Grillo a conclusione del suo comizio a Udine. Grillo ha dato la comunicazione 'in diretta', dopo aver aperto il comizio affermando che il Movimento Cinque Stelle ha "gia' mandato a casa cinque partiti", ha umiliato Prodi e fatto dimettere Bindi. Al grido di Grillo la folla ha urlato in crescendo "a casa, a casa...".
rainews 24
giovedì 18 aprile 2013
mercoledì 17 aprile 2013
lunedì 15 aprile 2013
domenica 14 aprile 2013
sabato 13 aprile 2013
venerdì 12 aprile 2013
giovedì 11 aprile 2013
mercoledì 10 aprile 2013
L'idea choc di Della Valle: «La finanza aiuti i poveri»
Diego Della Valle spariglia ancora una
volta. Mentre sotto il cielo della politica l'impasse bersaniana blocca
la formazione di un nuovo governo e mentre Confindustria sollecita
«decisioni rapide», Mister Tod's fa una proposta-choc alla classe
imprenditoriale italiana.
«Destiniamo l'1% dei nostri utili a iniziative di solidarietà incentrate sui nostri rispettivi territori», dice il numero uno del gruppo del settore fashion. Per Tod's (145,5 milioni di utile nel 2012) l'impegno è di circa 1,5 milioni da destinare a Casette d'Ete e zone limitrofe.
«Destineremo un componente del consiglio di amministrazione a questa iniziativa», ha spiegato Della Valle, annunciando che verrà nominato già alla prossima assemblea del gruppo. Come linee prioritarie di intervento, l'imprenditore marchigiano ha spiegato di voler sostenere «il mondo dell'infanzia, dei vecchi e quello dei giovani che entrano nel mondo del lavoro, denaro che, da domani mattina (oggi-ndr), sarà a disposizione nel nostro territorio».
Secondo Della Valle, al netto delle società in perdita, i primi gruppi del Ftse-Mib hanno conseguito nel 2012 circa 15 miliardi di utili, perciò - se la sua proposta fosse accolta dagli altri imprenditori - si libererebbero 150 milioni di risorse per «dare un po' di conforto a chi vive nella disperazione».
Sarebbe, ha sottolineato, come «fare una Finanziaria a modo nostro». Insomma, si può «far ripartire l'economia» impegnando una cifra irrisoria del conto economico ancorché si sia conseguito un utile.
L'iniziativa di Mister Tod's, presentata ieri con una conferenza stampa a Milano, ha anche una forte valenza politica, in quanto manifesta senza falsi pudori la volontà del capitano d'azienda di svolgere un ruolo di supplenza rispetto a una funzione che, in teoria, sarebbe demandata alla classe politica.
Ma come si può dare fiducia se «il tempo è scaduto da un pezzo»? Il senso del ragionamento di Della Valle è che gli incontri tra i vari leader politici per sbloccare lo stallo post-elettorale rappresentano solo una volontà di autoconservazione.
«La classe politica sta dimostrando la più grande irresponsabilità, da quaranta giorni stanno discutendo su come tenere le loro sedie», ha evidenziato, sottolineando che i «teatrini televisivi sono offensivi per chi ha il frigo vuoto».
Ecco perché «è doveroso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rimanga: non può lasciarci in una situazione così complicata», ha detto. Il capo dello Stato «dovrebbe chiamare a rapporto questi irresponsabili perché mettano a posto la legge elettorale, poi si deve tornare a votare». Il Movimento 5 Stelle? I parlamentari grillini sono «un apribottiglie», ma «trovarsi a governare senza pensare di doverlo fare è diverso». Un incidente di percorso ma non troppo dannoso. «Viste le facce di chi hanno sostituito, il danno non è troppo», ha concluso stigmatizzando i «vecchi che fanno da tappo ai giovani politici preparati». A Della Valle dare di sé l'immagine del «rottamatore» non dispiace: l'ha fatto nelle Generali contro Cesare Geronzi, sta cercando di farlo al Corriere contro Giovanni Bazoli. L'ennesimo j'accuse dellavalliano ( nell'autunno 2011 acquistò spazi pubblicitari per protestare contro il governo Berlusconi), stavolta, ha una caratura differente. E arriva con gli stessi termini («il tempo è scaduto») e alla vigilia della presentazione del piano di Confindustria per ridare slancio al Paese.D'altronde, a Mister Tod's piace giocare d'anticipo.
http://www.ilgiornale.it
«Destiniamo l'1% dei nostri utili a iniziative di solidarietà incentrate sui nostri rispettivi territori», dice il numero uno del gruppo del settore fashion. Per Tod's (145,5 milioni di utile nel 2012) l'impegno è di circa 1,5 milioni da destinare a Casette d'Ete e zone limitrofe.
«Destineremo un componente del consiglio di amministrazione a questa iniziativa», ha spiegato Della Valle, annunciando che verrà nominato già alla prossima assemblea del gruppo. Come linee prioritarie di intervento, l'imprenditore marchigiano ha spiegato di voler sostenere «il mondo dell'infanzia, dei vecchi e quello dei giovani che entrano nel mondo del lavoro, denaro che, da domani mattina (oggi-ndr), sarà a disposizione nel nostro territorio».
Secondo Della Valle, al netto delle società in perdita, i primi gruppi del Ftse-Mib hanno conseguito nel 2012 circa 15 miliardi di utili, perciò - se la sua proposta fosse accolta dagli altri imprenditori - si libererebbero 150 milioni di risorse per «dare un po' di conforto a chi vive nella disperazione».
Sarebbe, ha sottolineato, come «fare una Finanziaria a modo nostro». Insomma, si può «far ripartire l'economia» impegnando una cifra irrisoria del conto economico ancorché si sia conseguito un utile.
L'iniziativa di Mister Tod's, presentata ieri con una conferenza stampa a Milano, ha anche una forte valenza politica, in quanto manifesta senza falsi pudori la volontà del capitano d'azienda di svolgere un ruolo di supplenza rispetto a una funzione che, in teoria, sarebbe demandata alla classe politica.
Ma come si può dare fiducia se «il tempo è scaduto da un pezzo»? Il senso del ragionamento di Della Valle è che gli incontri tra i vari leader politici per sbloccare lo stallo post-elettorale rappresentano solo una volontà di autoconservazione.
«La classe politica sta dimostrando la più grande irresponsabilità, da quaranta giorni stanno discutendo su come tenere le loro sedie», ha evidenziato, sottolineando che i «teatrini televisivi sono offensivi per chi ha il frigo vuoto».
Ecco perché «è doveroso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rimanga: non può lasciarci in una situazione così complicata», ha detto. Il capo dello Stato «dovrebbe chiamare a rapporto questi irresponsabili perché mettano a posto la legge elettorale, poi si deve tornare a votare». Il Movimento 5 Stelle? I parlamentari grillini sono «un apribottiglie», ma «trovarsi a governare senza pensare di doverlo fare è diverso». Un incidente di percorso ma non troppo dannoso. «Viste le facce di chi hanno sostituito, il danno non è troppo», ha concluso stigmatizzando i «vecchi che fanno da tappo ai giovani politici preparati». A Della Valle dare di sé l'immagine del «rottamatore» non dispiace: l'ha fatto nelle Generali contro Cesare Geronzi, sta cercando di farlo al Corriere contro Giovanni Bazoli. L'ennesimo j'accuse dellavalliano ( nell'autunno 2011 acquistò spazi pubblicitari per protestare contro il governo Berlusconi), stavolta, ha una caratura differente. E arriva con gli stessi termini («il tempo è scaduto») e alla vigilia della presentazione del piano di Confindustria per ridare slancio al Paese.D'altronde, a Mister Tod's piace giocare d'anticipo.
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martedì 9 aprile 2013
Apocalypse now… a Brescia!
Riccardo
Iacona, nell’ultima puntata di Presa Diretta su Rai 3, porta a
conoscenza dell’italia intera uno scandalo di proporzioni bibliche. I
cittadini bresciani oggi si svegliano consapevoli di vivere in un
territorio fra i più inquinati al mondo, nel quale le acque, i terreni,
la vegetazione e gli animali hanno livelli di PCB migliaia di volte
superiori a quelli consentiti per legge.
Sono inoltre decenni che esiste questa situazione, ma è stata taciuta, occultata e nascosta ai più.
La città di Brescia è, insieme alla città di Anniston negli USA, la seconda città al mondo per gravità dell’inquinamento nelle acque e nel suolo, contaminate da PCB.
Le pubbliche autorità, preposte a difendere il territorio bene pubblico ed i cittadini residenti, non hanno svolto il loro lavoro di difesa del bene comune, ma sono state quantomeno incompetenti e/o omertose a favore di privati ammanicati in vario modo con politici locali e nazionali.
E , indovina un po’, quali politici e quali privati?
Il Partito Dementocratico di Gargamella coi ‘capitani coraggiosi’ dalemiani, in testa fra tutti il Gnutti, compare di merende (pardon, di scalate), di Colaninno & soci.
Costoro, paraculati sotto l’ala protettrice di mamma PD hanno scorrazzato in lungo ed in largo per anni nell’economia italiana, portando distruzione e devastazione in tutte le aziende pubbliche e private che hanno toccato nel loro ‘girovagare’. Attila a confronto era un chirichetto.
Ma nel 2001 la magistratura non poteva procedere, figurarsi, l’ex sindaco di Brescia (targato PD, ma guarda un po’) illustrissimo Corsini, non poteva costituirsi parte offesa in un processo contro i compagni di merende, ovvio.
E così il tutto finì archiviato, o meglio, rimandato.
Un bubbone di questa portata non poteva rimanere a lungo intatto, prima o poi sarebbe scoppiato.
E questa bella manovra procrastinatrice ha dato tutto il tempo a Gnutti di fare le sue solite manovre creative per tirarsi fuori dalla Caffaro e lasciarla fallire.
Quindi ora ci ritroviamo con i soliti italici scaricabarile e con la Caffaro fallita.
Ma siccome il danno c’è e tutto il territorio bresciano è da bonificare, con costi miliardari, chi pensate che debba scucire i quattrini, miliardi e miliardi di euro per i prossimi enne anni a venire? Indovinato, noi cittadini italiani tutti. E con l’economia oramai distrutta che ci ritroviamo.
Dovete sapere che il PCB è una brutta bestia, entra soprattutto nei sistemi acquosi, penetra nel corpo degli animali ed essendo liposolubile, passa e si accumula nei tessuti adiposi. La tossicità diretta non è quella più pericolosa, in quanto per uccidere un topo occorrono circa 5 grammi di PCB per ogni chilo corporeo, invece è la somministrazione prolungata e quindi l’accumulo che porta alla morte. Il PCB penetra e si diffonde nel fegato, nei tessuti nervosi e in tutti gli organi e tessuti ad alta componente lipidica.
Oltre a provocare diversi tipi di cancro, l’esposizione prolungata al PCB “scassa” letteralmente il sistema immunitario e l’apparato endocrino, con conseguenze molto gravi.
Basti dire che incidenze per morte di cancro al fegato è del 58% superiore per un bresciano rispetto a qualunque altro abitante del nord italia.
La produzione di PCB è stata vietata per la prima volta in Giappone nel 1972, a seguito di un incidente che coinvolse 2000 persone. Successivamente, fu vietata negli Stati Uniti a partire dal 1977, e in Italia a partire dal 1983. In quell’anno ha terminato l’attività l’unico stabilimento italiano che produceva PCB, situato a Brescia. L’azienda locale Caffaro produceva PCB dal 1932, a seguito dell’acquisizione dalla Monsanto, nel 1930 dei diritti di utilizzo di tale brevetto.
Brescia ed Anniston, negli USA, rappresentano i maggiori casi a livello mondiale di contaminazione da PCB nelle acque e nel suolo, in termini di quantità di sostanza tossica dispersa, estensione del territorio contaminato, numerosità della popolazione coinvolta, durata della produzione. I valori rilevati dalla ASL bresciana sono dal 1999, anche 5000 volte al di sopra dei limiti fissati dal DM 471/1999 (livelli per area residenziale, 0,001 mg/kg). A seguito di quella ed altre indagini, a giugno 2001 viene presentata una denuncia di disastro ambientale alla Procura della Repubblica di Brescia. Altre indagini a campione sulla popolazione bresciana adulta hanno evidenziato che i residenti di alcune aree urbane hanno valori di PCBemia superiori anche di 10-20 volte rispetto quelli di riferimento.
Ma la MONSANTO è stata portata in tribunale, ha dovuto pagare 700 milioni di dollari ai cittadini che aveva inquinato e adesso si sta facendo carico di tutte le spese della bonifica. Da noi invece non è successo nulla, la Procura della Repubblica non ha portato a processo i dirigenti della Caffaro, la Caffaro nel frattempo è fallita e non esiste più e gli enormi costi della bonifica rimangono sulle nostre spalle. Dove troviamo adesso i miliardi di euro che servono per ripulire la città di Brescia?
Grazie PD. Ed ora, a pericolo scampato per Gnutti & soci di dover rifondere il danno, Rai 3 da il ‘LA’ per farne un caso nazionale. A pensar male si fa peccato…
Fonte: "http:// www.stampalibera.com/ ?p=61754".
Sono inoltre decenni che esiste questa situazione, ma è stata taciuta, occultata e nascosta ai più.
La città di Brescia è, insieme alla città di Anniston negli USA, la seconda città al mondo per gravità dell’inquinamento nelle acque e nel suolo, contaminate da PCB.
Le pubbliche autorità, preposte a difendere il territorio bene pubblico ed i cittadini residenti, non hanno svolto il loro lavoro di difesa del bene comune, ma sono state quantomeno incompetenti e/o omertose a favore di privati ammanicati in vario modo con politici locali e nazionali.
E , indovina un po’, quali politici e quali privati?
Il Partito Dementocratico di Gargamella coi ‘capitani coraggiosi’ dalemiani, in testa fra tutti il Gnutti, compare di merende (pardon, di scalate), di Colaninno & soci.
Costoro, paraculati sotto l’ala protettrice di mamma PD hanno scorrazzato in lungo ed in largo per anni nell’economia italiana, portando distruzione e devastazione in tutte le aziende pubbliche e private che hanno toccato nel loro ‘girovagare’. Attila a confronto era un chirichetto.
Ma nel 2001 la magistratura non poteva procedere, figurarsi, l’ex sindaco di Brescia (targato PD, ma guarda un po’) illustrissimo Corsini, non poteva costituirsi parte offesa in un processo contro i compagni di merende, ovvio.
E così il tutto finì archiviato, o meglio, rimandato.
Un bubbone di questa portata non poteva rimanere a lungo intatto, prima o poi sarebbe scoppiato.
E questa bella manovra procrastinatrice ha dato tutto il tempo a Gnutti di fare le sue solite manovre creative per tirarsi fuori dalla Caffaro e lasciarla fallire.
Quindi ora ci ritroviamo con i soliti italici scaricabarile e con la Caffaro fallita.
Ma siccome il danno c’è e tutto il territorio bresciano è da bonificare, con costi miliardari, chi pensate che debba scucire i quattrini, miliardi e miliardi di euro per i prossimi enne anni a venire? Indovinato, noi cittadini italiani tutti. E con l’economia oramai distrutta che ci ritroviamo.
Dovete sapere che il PCB è una brutta bestia, entra soprattutto nei sistemi acquosi, penetra nel corpo degli animali ed essendo liposolubile, passa e si accumula nei tessuti adiposi. La tossicità diretta non è quella più pericolosa, in quanto per uccidere un topo occorrono circa 5 grammi di PCB per ogni chilo corporeo, invece è la somministrazione prolungata e quindi l’accumulo che porta alla morte. Il PCB penetra e si diffonde nel fegato, nei tessuti nervosi e in tutti gli organi e tessuti ad alta componente lipidica.
Oltre a provocare diversi tipi di cancro, l’esposizione prolungata al PCB “scassa” letteralmente il sistema immunitario e l’apparato endocrino, con conseguenze molto gravi.
Basti dire che incidenze per morte di cancro al fegato è del 58% superiore per un bresciano rispetto a qualunque altro abitante del nord italia.
La produzione di PCB è stata vietata per la prima volta in Giappone nel 1972, a seguito di un incidente che coinvolse 2000 persone. Successivamente, fu vietata negli Stati Uniti a partire dal 1977, e in Italia a partire dal 1983. In quell’anno ha terminato l’attività l’unico stabilimento italiano che produceva PCB, situato a Brescia. L’azienda locale Caffaro produceva PCB dal 1932, a seguito dell’acquisizione dalla Monsanto, nel 1930 dei diritti di utilizzo di tale brevetto.
Brescia ed Anniston, negli USA, rappresentano i maggiori casi a livello mondiale di contaminazione da PCB nelle acque e nel suolo, in termini di quantità di sostanza tossica dispersa, estensione del territorio contaminato, numerosità della popolazione coinvolta, durata della produzione. I valori rilevati dalla ASL bresciana sono dal 1999, anche 5000 volte al di sopra dei limiti fissati dal DM 471/1999 (livelli per area residenziale, 0,001 mg/kg). A seguito di quella ed altre indagini, a giugno 2001 viene presentata una denuncia di disastro ambientale alla Procura della Repubblica di Brescia. Altre indagini a campione sulla popolazione bresciana adulta hanno evidenziato che i residenti di alcune aree urbane hanno valori di PCBemia superiori anche di 10-20 volte rispetto quelli di riferimento.
Ma la MONSANTO è stata portata in tribunale, ha dovuto pagare 700 milioni di dollari ai cittadini che aveva inquinato e adesso si sta facendo carico di tutte le spese della bonifica. Da noi invece non è successo nulla, la Procura della Repubblica non ha portato a processo i dirigenti della Caffaro, la Caffaro nel frattempo è fallita e non esiste più e gli enormi costi della bonifica rimangono sulle nostre spalle. Dove troviamo adesso i miliardi di euro che servono per ripulire la città di Brescia?
Grazie PD. Ed ora, a pericolo scampato per Gnutti & soci di dover rifondere il danno, Rai 3 da il ‘LA’ per farne un caso nazionale. A pensar male si fa peccato…
Fonte: "http://
lunedì 8 aprile 2013
domenica 7 aprile 2013
sabato 6 aprile 2013
Tutti i paesi che hanno la bomba atomica
Chi ha la bomba atomica?
- 4 aprile 2013
- 10.33
Dopo che la Corea del Nord ha minacciato più volte un attacco nucleare contro la Corea del Sud e gli Stati Uniti, il 3 aprile Washington ha annunciato l’installazione di uno scudo antimissile nell’isola di Guam, nel Pacifico.
Più di venti paesi nel mondo hanno costruito delle centrali nucleari. Ma solo alcuni hanno armi atomiche, o sono sospettati di averle. In questo elenco, oltre a Corea del Nord e Stati Uniti, ci sono anche Francia, Cina e Iran.
La Cnn ha creato una mappa delle armi nucleari nel mondo, raccogliendo dati dalla Cia e da altre istituzioni statunitensi.
http://www.internazionale.it/news/infografica/2013/04/04/chi-ha-la-bomba-atomica/
venerdì 5 aprile 2013
I disoccupati allarmano Wall Street
Rodolfo Parietti
- Sab, 06/04/2013 - 07:41
Se
c'è un indicatore macroeconomico capace di far rizzare le antenne della
business community Usa, è quello sulla disoccupazione. Bene: in marzo
il tasso dei senza lavoro è sceso al 7,6%, ma i nuovi posti creati sono
stati appena 88mila contro i 200mila attesi. Wall Street non l'ha presa
bene (-0,6% a un'ora dalla chiusura). E per due motivi. Il primo: il
mercato del lavoro si conferma l'anello debole della ripresa a stelle e
strisce.
Una jobless recovery, peraltro, dal passo claudicante come testimonia la brutale sforbiciata della Fed alle stime di crescita 2013, riviste al 2,3-2,8% dal 3-3,5% della precedente previsione.
Il secondo: la troppa gente a spasso è in stridente contrasto con il moto perpetuo (a salire) degli indici di Borsa.
Lo scollamento con l'economia reale è così netto da amplificare i timori che Wall Street stia correndo troppo. Insomma: c'è puzza di bolla, l'ennesima. Destinata, prima o poi, a scoppiare. Il Dow Jones è su picchi mai visti, oltre 300 punti sopra il record dell'ottobre 2007, periodo pre-crisi subprime. Ciò che inquieta, è la profonda differenza rispetto ad allora. In poco più di cinque anni il debito federale è schizzato da 9mila a 16.500 miliardi di dollari, una cifra monstre da cui è scaturita la pantomima grottesca sul tetto del debito, che diventa stratosferica, pari a quattro volte il Pil, se si aggiungono i debiti delle famiglie. E se tanti budget domestici sono sotto stress, spesso la causa non è riconducibile allo shopping compulsivo, ma proprio a un'occupazione che non c'è. Oggi 13 milioni di americani sono senza un posto di lavoro contro i 6,7 del 2007, e su questa piaga sociale Obama ha rischiato di giocarsi il secondo mandato alla Casa Bianca. L'impoverimento generale fa infatti proliferare i cosiddetti food stamps, i buoni pasto della sopravvivenza consumati da 47 milioni di persone (nel 2007 erano 27 milioni), il 15% della popolazione, spesso con problemi di obesità legati proprio all'acquisto di cibi e bevande iperproteici a basso costo.
Il tutto avviene nonostante la Federal Reserve, ormai da anni, stia massaggiando il corpo dell'America nel tentativo di rianimarlo. I tassi d'interesse, che nel 2007 erano ancora al 5,25%, già dal dicembre 2008 erano stati schiacciati da Ben Bernanke tra lo 0 e lo 0,25%. Denaro a buon mercato che non sembra aver fatto da volano all'economia reale. L'impressione, al contrario, è che tutte le manovre di stimolo varate finora (dai 7.700 miliardi erogati per salvare le banche da fine 2008 a marzo 2009, alle più recenti manovre di quantitative easing) siano solo servite a rimettere in moto la macchina della finanza. E, dunque, abbiano contribuito a generare l'ultima bolla (e l'inflazione).
Ma l'apporto isolato della finanza rischia di far saltare il banco, soprattutto se altre aree non contribuiranno a ridare slancio all'economia Usa. Non solo. Con la sua strategia, la Fed sta spingendo la politica a non farsi troppo carico del nodo del debito. Come? Nei giorni scorsi, Bernanke ha versato al budget federale quasi 90 miliardi di profitti derivanti dall'acquisto di treasuries. Interessi pagati dal Tesoro Usa. Una partita di giro potenzialmente mortale.
Una jobless recovery, peraltro, dal passo claudicante come testimonia la brutale sforbiciata della Fed alle stime di crescita 2013, riviste al 2,3-2,8% dal 3-3,5% della precedente previsione.
Il secondo: la troppa gente a spasso è in stridente contrasto con il moto perpetuo (a salire) degli indici di Borsa.
Lo scollamento con l'economia reale è così netto da amplificare i timori che Wall Street stia correndo troppo. Insomma: c'è puzza di bolla, l'ennesima. Destinata, prima o poi, a scoppiare. Il Dow Jones è su picchi mai visti, oltre 300 punti sopra il record dell'ottobre 2007, periodo pre-crisi subprime. Ciò che inquieta, è la profonda differenza rispetto ad allora. In poco più di cinque anni il debito federale è schizzato da 9mila a 16.500 miliardi di dollari, una cifra monstre da cui è scaturita la pantomima grottesca sul tetto del debito, che diventa stratosferica, pari a quattro volte il Pil, se si aggiungono i debiti delle famiglie. E se tanti budget domestici sono sotto stress, spesso la causa non è riconducibile allo shopping compulsivo, ma proprio a un'occupazione che non c'è. Oggi 13 milioni di americani sono senza un posto di lavoro contro i 6,7 del 2007, e su questa piaga sociale Obama ha rischiato di giocarsi il secondo mandato alla Casa Bianca. L'impoverimento generale fa infatti proliferare i cosiddetti food stamps, i buoni pasto della sopravvivenza consumati da 47 milioni di persone (nel 2007 erano 27 milioni), il 15% della popolazione, spesso con problemi di obesità legati proprio all'acquisto di cibi e bevande iperproteici a basso costo.
Il tutto avviene nonostante la Federal Reserve, ormai da anni, stia massaggiando il corpo dell'America nel tentativo di rianimarlo. I tassi d'interesse, che nel 2007 erano ancora al 5,25%, già dal dicembre 2008 erano stati schiacciati da Ben Bernanke tra lo 0 e lo 0,25%. Denaro a buon mercato che non sembra aver fatto da volano all'economia reale. L'impressione, al contrario, è che tutte le manovre di stimolo varate finora (dai 7.700 miliardi erogati per salvare le banche da fine 2008 a marzo 2009, alle più recenti manovre di quantitative easing) siano solo servite a rimettere in moto la macchina della finanza. E, dunque, abbiano contribuito a generare l'ultima bolla (e l'inflazione).
Ma l'apporto isolato della finanza rischia di far saltare il banco, soprattutto se altre aree non contribuiranno a ridare slancio all'economia Usa. Non solo. Con la sua strategia, la Fed sta spingendo la politica a non farsi troppo carico del nodo del debito. Come? Nei giorni scorsi, Bernanke ha versato al budget federale quasi 90 miliardi di profitti derivanti dall'acquisto di treasuries. Interessi pagati dal Tesoro Usa. Una partita di giro potenzialmente mortale.
giovedì 4 aprile 2013
mercoledì 3 aprile 2013
Tares, l'aumento scatterà a dicembre
Il presidente dell’Anci Graziano Delrio ha fatto sapere che la maggiorazione di 30 centesimi in più che verrà pagata a dicembre "andrà direttamente allo Stato".
Delrio ha spiegato che con l’accordo sottoscritto oggi con il governo
i Comuni potranno evitare il deficit di liquidità che avrebbe potuto creare
grossi problemi alle imprese del trattamento rifiuti. Le scadenze per il
pagamento della Tares dovrebbero tenersi a maggio, settembre e dicembre.
martedì 2 aprile 2013
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