giovedì 31 gennaio 2013

Monti sull'attenti dalla Merkel


ma i numeri lo inchiodano alla realtà ha messo in ginocchio gli italiani.

Banche inglesi nella bufera per scandalo derivati

nove contratti su dieci sono irregolari.

AMERICANI PREOCCUPATISSIMI


VUOI VEDERE CHE GLI ITALIANI CACCIANO VIA MONTI?.

La tassa sulla spazzatura è un’ estorsione legalizzata


Ci troviamo costretti a pagare una tassa su qualcosa che non abbiamo mai prodotto.

IL “PACCO” DEL “BOND FRESH” DI MPS, CONFEZIONATO DA JP MORGAN, GOLDMAN SACHS E MEDIOBANCA


CHE HA INGUAIATO DECINE DI FONDAZIONI BACARIE E COOPERATIVE.

I politici possono godere di privilegi speciali.

Milano - Privilegi alla casta, biglietti gratis anche per gli spettacoli

Milano - Privilegi alla casta, biglietti gratis anche per gli spettacoli
Milano - E' ormai risaputo che i politici possono godere di privilegi certamente al di sopra della norma e questo non può che infastidire i cittadini soprattutto in un periodo di grande difficoltà economica come quello attuale, ma da quello che emerge oltre allo stadio assessori e consiglieri hanno sempre potuto andare senza pagare anche a spettacoli teatrali. Poter contare su benefici senza fare grande fatica è un aspetto che in ogni settore dà sempre grande fastidio proprio perchè emerge un senso di ingiustizia in chi non può avvantaggiarsi di questa situazione e questo accade ancora di più nel caso dei politici, che sono sempre più spesso al centro di scandali dimostrando di non avere poi molto a cuore il futuro dei cittadini. Proprio per questo motivo Marco Cappato dei Radicali già da qualche tempo ha avviato un indagine per rendere più trasparente l'assegnazione dei biglietti gratuiti che vengono riservati a politici, alte personalità e delegazioni straniere per assistere a spettacoli di vario tipo. Questo modo di procedere era già stato fatto per quanto riguarda la possibilità di assistere gratuitamente alle partite a San Siro, ma da quello che è stato pubblicato sul sito dei Radicali ormai da tempo si agiva in modo simile per i biglietti per i teatri.
Grazie a un'interrogazione in aula è stato però possibile conoscere anche nel dettaglio i beneficiari e questo soprattutto ora che le elezioni sono imminenti permetterà ai cittadini di avere un'idea più chiara di chi dovrebbe pensare soprattutto a governarci a livello nazionale o locale. Solo la Scala ha riservato, infatti  3728 biglietti, validi per 233 rappresentazioni, a sindaco, assessori, consiglieri e dirigenti comunali, nonché a senatori, europarlamentari, prefetto, presidente della Provincia e associazioni del terzo settore. Di questi, 892 sono stati restituiti al Piermarini e 1144 tagliandi sono rimasti inutilizzati. Il primo cittadino Giuliano Pisapia ha ricevuto 10 biglietti, tra gli assessori svetta Bruno Tabacci (ormai ex della Giunta) con 16 tagliandi, quindi Chiara Bisconti con 13. Tra i consiglieri comunali i recordman sono i leghisti Luca Lepore (32) e Massimiliano Bastoni (30) subito seguiti dal pidiellino Matteo Forte (28).Tra le personalità esterna a Palazzo Marino che hanno ricevuto biglietti per la Scala anche Guido Podestà, presidente della Provincia (6), l’europarlamemtare e oggi candidato governatore Gabriele Albertini (6), don Mazzi (2), l’ex prefetto Gianvalerio Lombardi (2). Non sembra esserci però solo La Scala tra i teatri in grado di generare attrattiva visto che nello stesso periodo il Piccolo ha riservato a politici e personalità 2228 biglietti e il Teatro degli Arcimboldi 702.

Libertà di informazione: siamo un Paese a rischio

E' il giudizio impietoso (e meritato) di Reporters sans frontieres.

martedì 29 gennaio 2013

FALCE E SPORTELLO - SU 150 CONSIGLIERI DI FONDAZIONI BANCARIE CON PASSATO POLITICO, 100 SONO DI AREA PD

Paolo Bracalini e Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
Falce e sportello, per parafrasare il libro del patron di Esselunga sul sistema coop. In effetti le due cose, affari e credito bancario, si legano tra loro, ma tramite le fondazioni anche a una terza, eclatante nella vicenda Mps: le mani della politica sulle banche (e così a cascata sul credito, cioè sulle imprese, cioè sugli affari...).
Il Pd in questo campo si è dato piuttosto da fare. Le fondazioni bancarie, comprese quelle che controllano le più importati banche nazionali, sono zeppe di ex sindaci, ex parlamentari, ex politici targati Ds-Margherita-Pd.
Gabriello ManciniGabriello ManciniAngelo benessiaAngelo benessia Incominciando dalla Compagnia di San Paolo, azionista al 9,7% di Intesa San Paolo. Il presidente della fondazione torinese è proprio l'ex sindaco piddino del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, che ha preso il posto dell'avvocato Angelo Benessia, advisor di Monte dei Paschi nella vicenda Antonveneta. Fino al luglio 2011 nel consiglio di sorveglianza di Intesa c'era Ferdinando Targetti, ex deputato dei Ds.
Si calcola che su circa 150 consiglieri di fondazioni bancarie con un passato politico, quasi cento siano di area Pd. Dopo il colosso Intesa, arriva Unicredit, e anche lì c'è lo zampino di partito. Nel cda della banca, neppure della fondazione, siede l'ex presidente di centrosinistra della Provincia di Cuneo, Giovanni Quaglia, insieme a Marianna Li Calzi, sottosegretario del governo D'Alema e poi di quello Amato.
Pierluigi PicciniPierluigi Piccini La Fondazione Monte dei Paschi è il regno della politica. Gabriello Mancini, il presidente, è del Pd area ex Margherita, ex presidente del consiglio regionale della Toscana. I consiglieri di amministrazione di Banca Mps, Demartini e Serpi, sono dati in quota «cattolici del Pd», mentre Marco Turchi è considerato vicino a Massimo D'Alema e il consigliere Turiddo Campaini è presidente di Unicoop Firenze. A Siena capita di uscire da Mps per fare il sindaco e poi tornarci.
TURIDDO CAMPAINI jpegTURIDDO CAMPAINI jpeg È successo all'ex sindaco Pierluigi Piccini, tornato nel gruppo con un «pensionamento» da sogno al vertice di Mps Bank a Parigi, ma pure all'ex sindaco Ds (per dieci anni) Maurizio Cenni, Ds-Pd, rientrato al Monte dei Paschi come vicedirettore Mps gestione crediti. Nel Cda della controllata Antonveneta invece c'è stato fino a poco tempo fa il figlio di Luigi Berlinguer, ex ministro e garante delle liste elettorali del Pd.
Giuseppe Guzzetti Presidente AcriGiuseppe Guzzetti Presidente Acri Ma non è solo a Siena che il Pd sta allo sportello. Tra i soci della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna troviamo l'ex premier Romano Prodi, e insieme a lui l'ex ministro dei governi Amato, Giancarlo Tesini, e l'ex parlamentare Pci, Antonio Rubbi.
Consigliere della Cassa di Risparmio di Ravenna è un ex parlamentare dei Ds, Giordano Angelini, mentre piddino è Pier Giorgio Bettoli, presidente della Fondazione Monte cassa risparmio di Faenza, come pure Stefano Zanoli, consigliere della Fondazione cassa di risparmio di Carpi. Ex democristiano ora piddino è anche il decennale presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, l'ex sindaco Luigi Squillario. E poi molte altre caselle minori delle tante a disposizione della politica nelle banche. Senza dimenticare l'ex ministro diessino Franco Bassanini, a capo della Cassa depositi e prestiti, una sorta di superbanca pubblica.
Caltagirone Alessandro e MoglieCaltagirone Alessandro e Moglie Quote minori hanno il centrodestra e l'Udc. Vicepresidente di Banca Carige è Alessandro Scajola, fratello. Mentre Alessandro Caltagirone, figlio del costruttore romano Caltagirone e fratello della moglie di Casini, ha un posto nel Cda di Unicredit. Il casiniano Marco Staderini, già membro del Cda Rai per conto dell'Udc, è invece nel consiglio della Fondazione San Paolo.
MARIO MONTI CON LE MANI ALZATE jpegMARIO MONTI CON LE MANI ALZATE jpeg «Le banche non sono asservite alla politica», tuonò tempo fa Giuseppe Guzzetti, presidente dell'organismo di rappresentanza delle fondazioni bancarie. Rispondeva a un autorevole professore che sul Corriere aveva scritto: «Le banche sono una sorta di governo occulto». Chi era costui? Incredibile a dirsi, Mario Monti.

VENGONO FUORI LE “STECCHE” CHE I MANAGER DEL MONTEPASCHI AVREBBERO INCASSATO PER ANNI

Gianluca Paolucci per "La Stampa.it"
gianluca baldassarrigianluca baldassarri MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENAMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA Non una maxitangente miliardaria ma tante piccole «stecche» intascate da manager e funzionari di Mps per anni. Come quelle, nemmeno tanto piccole, trovate nei conti di Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell'area finanza di Monte dei Paschi di Siena.

Baldassarri, che ha lasciato la banca a inizio 2012, è indagato dalla procura della città toscana nell'ambito delle indagini per il filone che riguarda le operazioni finanziarie e le attività condotte della divisione da lui controllata. Anche Giuseppe Mussari, ex presidente dell'Abi, risulta indagato.

Nel corso degli accertamenti sarebbero emerse infatti una serie di movimentazioni sospette ed oggetto di ulteriori accertamenti. Gli uomini del nucleo valutario di Roma avrebbero trovato circa 20 milioni di euro che il Baldassarri avrebbe fatto rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale. Baldassarri si sarebbe avvalso di tutti e tre gli scudi fiscali realizzati nel corso degli anni dal 2001.

I movimenti di gran lunga più consistenti, quelli finiti nel mirino degli inquirenti, riguardano però l'ultimo scudo, quello del 2009-2010. Baldassarri, che ha guidato la divisione finanza dal giugno 2001 al marzo dello scorso anno, è stato estromesso da Mps dalla nuova dirigenza. Il manager ha incassato, per la sola rescissione del rapporto di lavoro, circa 800 mila euro, pari a 20 mensilità di stipendio contro le 22 mensilità che gli sarebbero spettate, come riferisce l'ad Fabrizio Viola - per il quale la rimozione di Baldassarri è stato uno dei primi atti una volta assunte le deleghe in Mps - in un cda dell'istituto nel mese di aprile.

Il banchiere, laurea in Bocconi, dopo l'addio a Siena si sarebbe stabilito a Milano. Prima di approdare a Montepaschi, Baldassarri era stato per tre anni a capo della divisione finanza di Banca Nazionale dell'Agricoltura - fino al 2000 - per poi transitare per qualche mese dalla Banca di Roma. Tra il 2001 e il 2008 è stato anche consigliere di Borsa Italiana.

Secondo quanto ricostruito, Baldassarri sarebbe stato una figura chiave nelle attività illecite emerse all'interno di Mps, già finite nel mirino dei pm milanesi che indagavano per truffa e appropriazione indebita. Baldassarri, che rispondeva direttamente al direttore generale Antonio Vigni, è stato l'artefice "tecnico" delle operazioni Santorini, Alexandria e delle altre finite nel mirino dei pm.

Operazione che avrebbe contribuito a costruire e poi a ristrutturare, avvalendosi sempre della consulenza dello stesso team di banker che nel frattempo aveva cambiato istituto. Della presunta maxitangente è tornato a parlare ieri Viola. Al momento, ha chiarito l'ad, non risulterebbero operazioni per importi come quelli ipotizzati dalla stampa, fino a 2 miliardi di euro.
FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHIFABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI GIUSEPPE MUSSARI resizeGIUSEPPE MUSSARI resize Sull'operazione Antonveneta è tornato invece ieri Rijkman Groenink, ex ad di Abn Amro, secondo il quale il prezzo pagato da Mps per la banca veneta «colpisce», ricordando che Abn aveva pagato 3 miliardi in meno nel 2006. Il banchiere interpellato da Radiocor, ha ricordato che però gli olandesi comprarono anche Interbanca che rimase invece fuori dalla trattiva con Mps. L'ad Viola ha anche precisato che il documento all'origine del secondo filone d'inchiesta, quello sui contratti strutturati, non risultava agli atti della banca.

Mentre il palazzo di giustizia senese, assediato dalle telecamere, continua nella linea del più stretto riserbo, è emerso anche che su Mps sono in corso due verifiche delle autorità fiscali. Si starebbero concentrando sulla cessione di un palazzo a Roma per 142 milioni di euro e su una plusvalenza di 120 milioni per una serie di operazioni di trading su azioni Unipol.

Intanto in Borsa, dopo una seduta di forti acquisti e rialzi a due cifre, nel finale le vendite hanno spinto il titolo poco sopra la parità in chiusura.

lunedì 28 gennaio 2013

Basta soldi degli italiani onesti alle banche disoneste!


Basta con la dittatura finanziaria.

Non solo F-35. In arrivo i nuovi sommergibili


Uno sguardo più da vicino al nuovo arsenale di cui si sta dotando l’Italia.

MAZZETTA NERA!


IL GIALLO DEI FILOBUS.

Ecco il business della carità


Tanti soldi e poca trasparenza.

Monti contestato dai terremotati: “Ti ricordi di noi solo in campagna elettorale”

Il premier visita Concordia e Mirandola, colpiti dal sisma del maggio scorso, ma viene subissato da urla e fischi. Un fitto lancio di uova da parte di circa 200 persone ferisce il sindaco di Camposanto. In serata il comizio per il suo partito: "Il grande sacrificio chiesto agli italiani non era sadismo ma prova di maturità"

Monti contestato dai terremotati: “Ti ricordi di noi solo in campagna elettorale”
“Ti ricordi di noi solo in campagna elettorale”. Il pomeriggio dell’ex premier, ora candidato presidente del consiglio, Mario Monti nelle zone terremotate dell’Emilia, inizia con urla e lanci di uova. Una contestazione cominciata a Concordia sul Secchia e poi continuata a Mirandola.
“Vergogna”, “Buffone”, “Cosa sei venuto a vedere? La ricostruzione che abbiamo fatto noi senza il tuo aiuto?”. Queste le parole che hanno accolto l’ex premier al suo arrivo a Concordia a metà pomeriggio. Circa 200 persone hanno bersagliato Monti di insulti e fischi arrivando a lanciare uova che però hanno colpito ad un occhio il sindaco di Camposanto, Antonella Baldini. Il sindaco accompagnava il premier con una delegazione di amministratori delle zone terremotate. La donna è stata poi medicata. Nel comune terremotato del modenese si erano assiepate dietro le transenne circa duecento persone. All’arrivo del premier uno sparuto gruppetto è stato protagonista di urla, fischi e frasi offensive contro il capo del governo:
Dopo Concordia, il premier Mario Monti è stato contestato anche a Mirandola, dove era atteso per un’iniziativa elettorale al palazzetto dello sport. Fuori dalla struttura c’erano due gruppi di contestatori, uno formato da esponenti del comitato Sisma.12, l’altro da consiglieri comunali Pdl, presenti con le bandiere del partito. Monti non ha incontrato i contestatori, perchè è entrato da un ingresso laterale. I gruppi di contestatori hanno tentato di inseguirlo, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine.

venerdì 25 gennaio 2013

Non ci sono commenti.....

Stiamo arrivando alla frutta.

Spin Doctor per Dagospia
MARIO MONTI E GIUSEPPE MUSSARI jpegMARIO MONTI E GIUSEPPE MUSSARI jpegLA GERMANIA GIUSTA PATTO BERSANI MONTILA GERMANIA GIUSTA PATTO BERSANI MONTI Spin 1- Montimer dà uno spin di 180 gradi e apre a destra. A sorpresa anche per qualsiasi professionista della comunicazione politica, il professore spariglia e cambia terreno di gioco: ''Si potrebbe benissimo immaginare una collaborazione con quella parte una volta mondata e emendata dal tappo (Berlusconi) che impedisce le riforme''. Abile mossa. Manda così un segnale a sinistra e lancia un amo agli elettori di destra ancora non pienamente riconquistati dal Cavaliere in pieno effetto gerovital.

Spin 2 - Ma è il caso Montepaschi a mettere in fibrillazione gli spin doctor dei candidati. Il ruolo più difficile è quello di Culatello Bersani che nega, nega, nega (come si fa quando si tradisce la moglie). Ma non basta e le parole di Renzi ("C'è responsabilità della politica") lo mettono in difficoltà. Avevamo detto che il Montepaschi sarebbe stato una prateria fertile per i populisti. Ci sta scorazzando ovviamente Grillo, abile e rodato nelle incursioni nelle assemblee societarie. Ma il Banana perché non interviene? Solo per i suoi noti interessi con il Banco o perché non vuole far male a Bersani? Cerca di evitare il confronto, invece, Monti che scarica su Grilli responsabilità e visibilità sul caso, ma gli schizzi arrivano anche a lui. Meglio buttarla in caciara scaricando sui governi precedenti.

Spin 3 -Per battere il dominio della cronaca non restano che due strade: un fatto di cronaca più rilevante, e questo solo il Padre eterno lo può regalare, o una polemica forte da buttare nell'arena della campagna elettorale. Vedremo chi ha idee.

Spin 4 - Cade per ora nel vuoto l'appello di sir Martin Sorrel su l'Espresso (a proposito Dagospia l'aveva scritto che il guru inglese sarebbe sceso in campo per Monti) che ai candidati raccomanda visione del futuro e messaggi concreti e chiari. Tutto il contrario di ciò che sta avvenendo.

Spin 5 - "Cos'è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione." Così recitava Gastone Moschin in una indimenticabile scena di Amici Miei. È una regola che vale anche in compagna elettorale. Perché se da un lato bisogna essere bravi a determinare l'agenda, e curvare l'attenzione, dall'altro è essenziale fiutare l'aria e approfittare della moda del momento. L'hanno capito i comunicatori di SEL, che in quattro e quattr'otto hanno confezionato uno spot che riprende Ruzzle, il gioco per smartphone che turba le notti degli italiani. Intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione. Bravi.
MARIO MONTI AL TRUCCOMARIO MONTI AL TRUCCO

Così Prodi e Monti hanno trasformato Equitalia nella Gestapo del fisco


Sempre le stesse persone.

Difendere bankitalia !!!!!

FLASH! - A GRILLI È ARRIVATO DA MONTI L'ORDINE DI DIFENDERE BANKITALIA E PER IMBASTIRE LA FARSA CONVOCHERANNO UN COMITATO PER LA SICUREZZA FINANZIARIA (DAGLI ADDETTI AI LAVORI SOPRANNOMINATO "LA BANCA DELLA MAGLIANA"), DOPODICHE’ LO MANDERANNO IN PARLAMENTO A PRENDERSI GLI SCHIAFFI ED A FARSI CHIEDERE COME MAI HA AVUTO UN MUTUO DA MPS SUPERIORE AL VALORE DELLA SUA CASA COMPRATA AI PARIOLI….


A loro insaputa.........


Niente sacciu e niente vidi .

Una maxi tangente da 1,200 milioni.........

. UNA MAXI TANGENTE SCUDATA, IL COLMO!
Gian Marco Chiocci per Il Giornale
monte dei paschi di sienamonte dei paschi di siena
Nella grande abbuffata alla tavola di Mps alcuni commensali si sono riservati un piatto a dir poco prelibato, una stecca da centinaia di milioni di euro. La ricetta corruttiva riguarda uno «spezzatino» in salsa senese, nel senso di una maxi tangente da un miliardo e 200 milioni di euro spezzettata su più conti coperti di più personaggi che avrebbero avuto un ruolo nell'operazione senza capo né coda per l'acquisto, nel 2007, della banca del Nord Est da parte di Montepaschi.
LO SPEZZATINO
Alla preparazione del banchetto, apparecchiato sulla pelle di centinaia di piccoli azionisti, sarebbe seguito l'occultamento dello stesso in banche e fondi lontani (londinesi e non solo, si parla anche di Paesi off shore) dai quali, poi, i capitali illeciti sarebbero stati fatti rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale. Una maxi tangente scudata, il colmo.
MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENAMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA L'unica pecca nei piani dei sofisticati gourmet finanziari che hanno servito l'operazione folle con cui Mps si è letteralmente svenata per acquisire il controllo della decotta Antonveneta, è la mancata previsione di un'indagine da parte di una agguerrita Procura (per troppi anni silente) che ha dato seguito ai riscontri via via trovati dalla Guardia di finanza sulle tracce di un flusso enorme di denaro che come una lumaca lascia una scia di bava tra la Toscana, il Nord Est, la Spagna, l'Inghilterra e alcuni paradisi fiscali oltreoceano.
LOGO ANTONVENETALOGO ANTONVENETA IL GIRO DEL MONDO
La svolta nell'inchiesta sull'acquisizione dell'istituto di credito Antonveneta, in cui risulta coinvolto l'ex presidente Abi Giuseppe Mussari (da pochi giorni dimissionario per la scandalo derivati) nonché alti vertici e della banca e della Fondazione dell'istituto di credito più antico al mondo, è arrivata al termine di una pedinamento monetario lungo sette-otto mesi, che ha portato a scoprire che alcuni protagonisti della sciagurata acquisizione avrebbero fatto rientrare - anche attraverso prestanome - ingentissimi capitali che gli inquirenti sospettano provenire, almeno in parte, dal mega ricompenso illegale per l'operazione che ha prosciugato le casse di Mps.
Giuseppe MussariGiuseppe Mussari SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENASEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA Siamo nel campo delle ipotesi investigative ma più di un riscontro, accostato a coincidenze temporali precise, fa dello spunto d'inchiesta un filone corposo seguito sin qui senza far mai trapelare nulla. Il meccanismo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato semplice quanto astuto: separare le stecche così da ridurre l'entità dei «rimpatri» monetari per non destare sospetti, o comunque diluendoli di molto.
IL FILONE SEGRETO
L'inchiesta per aggiotaggio, manipolazione del mercato sul titolo Mps e ostacolo all'attività di vigilanza è un'atomica sganciata sul mondo bancario e politico nazionale, e non solo per il dna rosso che contraddistingue l'intera operazione (Mussari ex Pci, è stato un dalemiano di ferro), ma per gli effetti devastanti che potrebbero avere sui risparmiatori, sulle aziende e sull'assetto dell'intero circuito del credito.
GIUSEPPE MUSSARIGIUSEPPE MUSSARI Nessuno, o quasi (tranne i sindacati e i vertici Pd) è stato particolarmente soddisfatto dell'operazione Antonveneta condotta in splendida solitudine, nel 2007, dall'allora presidente Mps Mussari che non ritenne nemmeno di informare i vertici della Fondazione, la «cassaforte» della banca.
GIUSEPPE MUSSARI resizeGIUSEPPE MUSSARI resize Mps comprò per 10,3 miliardi di euro Antonveneta accollandosi anche 7,9 miliardi di debiti, quando appena sessanta giorni prima gli spagnoli del Banco Santander di Botin, Opus Dei, molto vicino al banchiere Ior Gotti Tedeschi a sua volta vicinissimo a Mussari (come risulta dalle agende dell'ex presidente di Mps) avevano rilevato la stessa Antonveneta per 6. Perché questa differenza di 4 miliardi?
E perché nel conveniente pacchetto Mps non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell'istituto del Nord Est che da solo valeva 1,6 miliardi di euro che rimase, invece, nelle mani degli iberici? Qui sarebbe volata la mega-tangente, a detta della Procura di Siena. L'obiettivo dei magistrati è infatti scoprire cosa ci sia dietro questa enorme plusvalenza per entrare in possesso di una banca il cui valore patrimoniale il presidente del collegio sindacale di Monte Paschi, Tommaso Di Tanno, aveva stimato in appena 2,3 miliardi.
GIUSEPPE MUSSARI resizeGIUSEPPE MUSSARI resize BRUTTA ARIA COL FRESH
Allo «spezzatino» si sarebbe arrivati anche seguendo il filone dell'obbligazione Fresh da un miliardo di euro del 2008 (che contribuì alla ricapitalizzazione per 6 miliardi di Banca Mps) finalizzato all'acquisizione di Antonveneta. A forza di scavare la Gdf sarebbe finita col ficcare il naso tra i misteriosi «clienti privilegiati» e nei lauti guadagni di questi ultimi, alcuni con interessi nella capitale inglese dove non vi è più la filiale di Mps e dove, nel 2004, con la Dresdner Bank, venne trattato anche il prodotto finanziario Alexandria, il derivato dello scandalo che ha portato alle dimissioni di untouchable Mussari.
Giuseppe Mussari ADSGiuseppe Mussari ADS 2. QUEI PRESTITI PER 13 MILIONI ALLA MOGLIE DI MUSSARI
Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"

Possibile che nel portafoglio crediti di una controllata di Banca Mps ci siano in pegno quaranta società delle energie rinnovabili, in parte scatole vuote o di proprietà ignota? Certo i problemi a Siena sono altri, riguardano la finanza e le sue deviazioni. Ma resta sempre uno dei mestieri fondamentali della banca saper erogare prestiti.
Giuseppe MussariGiuseppe Mussari Per esempio, nella categoria delle piccole e medie imprese, un ottimo cliente è l'Hotel Garden, un quattro stelle vicino al centro di Siena, realizzato sulla ristrutturazione di una villa del diciottesimo secolo. L'Hotel Italia, invece, è un tre stelle che appartiene al medesimo proprietario, così come il complesso agrituristico di Villa Agostoli, 10 villette e appartamenti a 5 chilometri dal centro. L'imprenditrice che controlla il piccolo gruppo turistico-immobiliare si chiama Luisa Stasi e la conoscono bene anche in Banca Mps.
ABI GIUSEPPE MUSSARIABI GIUSEPPE MUSSARI Non solo perché è la moglie dell'ex presidente della Fondazione Mps, della banca e dell'Abi, Giuseppe Mussari. Ma anche perché chi segue la sua «pratica» sa che ha un'esposizione di circa 13 milioni. Nulla di preoccupante perché sono posizioni create da tempo, sono mutui fondiari con garanzie reali sugli immobili.
Però non sfugge all'interno della banca l'anomalia di una concentrazione del rischio: il 100% dell'esposizione della signora e dei suoi Hotel è con il Monte dei Paschi. E anche quando non c'è un'attività imprenditoriale (alberghi, agriturismo) alla base del prestito, è sempre e solo la banca senese o una sua controllata a prestare soldi alla Stasi. Nessuna diversificazione: i dipendenti Mps sanno che l'imprenditrice è Mps-dipendente. Dunque è interesse anche della banca che gli hotel di Luisa Stasi siano sempre pieni.
gotti tedeschi jpeggotti tedeschi jpeg E le energie rinnovabili? L'acceleratore è stato schiacciato a fondo corsa. I finanziamenti sono piovuti quasi come gli incentivi pubblici che sono stati il vero motore del business. Per anni la banca toscana ha dirottato risorse sulla green economy dove accanto a imprenditori seri che realizzano impianti ci sono anche molti opportunisti che creano solo scatole vuote acchiappa-soldi.
Emilio BotinEmilio BotinSe il gruppo di Siena ha selezionato bene i suoi clienti non ci saranno problemi per la "Mps Leasing & Factoring-Banca per i servizi finanziari" nella quale, secondo fonti interne, sarebbero concentrate una quarantina di posizioni di aziende di energia elettrica. Quasi tutte con la caratteristica di avere il 100% del capitale in garanzia a Mps. Tra i tanti, ha ottenuto prestiti una società che ha come principale azionista la Sopaf della famiglia Magnoni. Ma anche due aziende del teramano riconducibili a Giampiero Samorì, l'avvocato modenese che avrebbe voluto partecipare alle primarie del Pdl.
Tommaso Di TannoTommaso Di Tanno La Vegagest sgr che ha bilanci tutt'altro che floridi ed è controllata da due casse di risparmio, Ferrara e San Miniato, ha dato in garanzia tre aziende del settore. Ma, raccontano negli uffici Mps, anche il gruppo Avelar-Renova, controllato dall'oligarca russo Viktor Vekselberg, ha trovato sponda a Siena. Un gruppo cinese ha dato in pegno il 100% di una sua controllata in provincia di Modena, mentre a Treviso i soldi di Siena sono andati a una società che fa capo a una misteriosa holding panamense.

I nostri cari e falsi Media....

venerdì 25 gennaio 2013

Sull’Italia sta per scatenarsi l’inferno, ma nessuno lo dice chiaro e tondo: sia i politici che i grandi media non hanno ancora spiegato cosa significano, in concreto, il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio. Tagli sanguinosi: 40 miliardi di euro all’anno, per vent’anni. Traduce Luciano Gallino: vuol dire ridurre in miseria due o tre generazioni di italiani, e retrocedere la nostra economia in sedie D. E tutto questo, aggiunge Giorgio Cremaschi, sulla base di miseri calcoli tragicamente errati: la Merkel, Draghi e Monti hanno inaugurato le micidiali politiche di rigore credendo che un punto di taglio del deficit pubblico avrebbe ridotto la crescita di mezzo punto.
Tutto sbagliato: un punto di tagli produce un punto e mezzo di danno economico, cioè tre volte le previsioni. A dirlo non è Cremaschi, ma il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, come riporta il “Sole 24 Ore”. Tecnocrati incapaci, oltre che spietati: «Hanno sbagliato i conti – dice Cremaschi – e la politica di austerità che hanno consapevolmente deciso ha povertàprodotto disoccupazione e povertà tre volte di più di quanto avevano pensato di farci pagare». Ecco spiegata la dismisura della spirale recessiva, sempre più pesante e senza soluzioni, che sta dilagando in Europa. «In concreto – scrive Cremaschi su “Micromega” – questo vuol dire che il pareggio di bilancio come obbligo costituzionale, votato anche da Lega e Idv», comporta un’austerity «non più economicamente e socialmente sostenibile», perché il patto fiscale europeo ci obbliga a dimezzare il debito pubblico in appena vent’anni. E’ l’orrore sociale del Fiscal Compact, di cui i media preferiscono parlare il meno possibile, «con buona pace della politica di unità nazionale che ha deliberato queste scelte e dello stesso Presidente della Repubblica che le ha auspicate e benedette». Scelte sciagurate, che secondo Cremaschi «vanno concretamente e rapidamente messe in discussione, cioè revocate», perché per rimediare a danni epocali «sarà necessaria una politica economica di segno opposto a quella sinora attuata». Una nuova politica democratica, «che come prima misura decida di rompere il tabù liberista che domina il nostro continente». E’ il tabù del debito e del pareggio di bilancio, spauracchio «che invece viene messo in discussione nel resto del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone alla Cina all’America latina», dove peraltro le economie si basano su moneta sovrana, senza cioè il ricatto di una valuta “straniera” come l’euro. Parliamoci chiaro, insiste Cremaschi: «Per affrontare la crisi e il suo primo effetto, la disoccupazione di massa, bisogna spendere soldi pubblici», come Monti, Bersani e Berlusconifa Obama, «senza timore di avere un bilancio in deficit». E dunque: «In Italia e in Europa deve saltare tutto il sistema di patti, accordi e regole che promuovono e disciplinano l’austerità». In Italia invece il confronto elettorale parla d’altro, aggiunge Cremaschi, anche se la campagna elettorale si fonda sulle promesse più varie. «Monti evidentemente non può certo smentire sé stesso, Berlusconi è sicuramente capace di farlo ma proprio per questo non ha alcuna credibilità». E Bersani? «Nel proprio programma elettorale ha scritto che si impegna a rispettare tutti gli impegni assunti e lo ribadisce in continuazione per rassicurare l’Europa e lo spread». Ma se si allarga l’orizzonte, il risultato non cambia: «Anche chi si oppone a questi tre leader e ai loro schieramenti non affronta davvero questi temi, e in ogni caso non li mette al centro della propria propaganda». Grillo, per esempio: «A volte ne parla, ma poi al centro di tutto mette la lotta al sistema dei partiti». E Ingroia? Lui pure ne fa accenno, «ma ben dopo i temi della legalità che gli sono più cari». Così, nel confronto sulla politica economica «trionfano i “ma anche” di veltroniana memoria». Ingroia e GrilloConiugare austerità e crescita, rigore con equità? «Sono formulette abusate, che non vogliono dire un bel nulla». La crisi economica mondiale, aggiunge Cremaschi, si è alimentata pochi anni fa dalla esplosione della bolla finanziaria. In Italia, la crisi politica è letteralmente assorbita in una bolla mediatica, che sta gonfiando queste elezioni presentando uno scontro tanto più aspro quanto più si allontana dalle decisioni vere da assumere. «Prima o poi la bolla mediatica scoppierà come è successo per quella dei derivati», dice Cremaschi. E allora, «il peso delle decisioni non prese e nemmeno discusse davvero si abbatterà su di noi con il perdurare della crisi». Ci sono le elezioni a febbraio? Bene. Non resta che «pretendere da chi si candida» di chiarire un punto fondamentale: «Dica con chiarezza se vuol mantenere o mettere in discussione pareggio di bilancio e Fiscal Compact: è su questo che ci si divide in Europa alle elezioni e sarebbe ora che accadesse anche da noi, nonostante la bolla mediatica».


Fonte: http://www.libreidee.org - tratto da terrarealtime.blogspot.it

giovedì 24 gennaio 2013

MPS mistero senza fine....

1. MPS: TREMONTI, 'MONTI SAPEVA, CI DICA COSA HA FATTO'
(ANSA) - "Che Monti sapesse risulta dalle carte. Il presidente della Camera ha detto che ha convocato Monti, e che non venga altri che Monti, se vuole accompagnato dalla Fornero, e dica al paese che cosa è successo". Lo sostiene l'ex ministro Giulio Tremonti a proposito del Monte dei Paschi, a margine della presentazione delle liste della lega Nord in Piemonte, dove è capolista al Senato. "E' il minimo - ha aggiunto Tremonti - siccome il Parlamento aveva bocciato quella norma e Monti aveva messo la fiducia su quella, adesso ci spieghi che cosa ha fatto". "Invece di andare a Davos a raccontare agli illuminati suoi soci che cosa sarebbe successo in Italia - ha concluso - ci spieghi che cosa ha fatto".
TREMONTI E MONTITREMONTI E MONTI 2. DAGOREPORT
Breve ricostruzione del pasticciaccio brutto di Rocca Salimbeni richiesta da un Parlamentare in vista del dibattito alla Camera richiesto da Fini. Le domande saranno presumibilmente quelle che verranno sottoposte a Monti.
1. Il derivato ‘'Alexandria'' fu sottoscritto dal Monte dei Paschi di Siena nel 2005 per aumentare la redditività del proprio portafoglio obbligazionario trasferendo al futuro i rischi connessi con l'operazione. Nel bilancio del 2005 l'operazione appare regolarmente contabilizzata tanto è che il bilancio a pag. 133, indica chiaramente la consistenza del portafoglio in CDO.
MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENAMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA GIUSEPPE MUSSARI E MARIO DRAGHI jpegGIUSEPPE MUSSARI E MARIO DRAGHI jpeg 2, Questo avviene fino al 2009, quando Mussari sotto attacco per le perdite del titolo MPS in borsa dovute all'esorbitante prezzo pagato per Antonveneta (9,5 mld in contanti agli spagnoli del Santander) ed il relativo aumento di capitale.

3. Nel 2009 il responsabile della finanza Baldassari conclude un'operazione di ristrutturazione dell'operazione con Nomura; la banca giapponese non viene scelta a caso, infatti a concludere l'operazione ci sono gli stessi bankers che l'avevano originata per Dresdner Bank nel 2005.

4. Da quello che si apprende l'operazione avviene con l'acquisto da parte della banca giapponese del portafoglio in CDO del derivato denominato ‘'Alexandria'' ad un prezzo superiore a quello effettivo di mercato e con il contestuale obbligo da parte di MPS di accendere un contratto di finanziamento con Nomura ad un tasso esorbitante.

5. Il finanziamento sarebbe servito, formalmente, per acquistare BTP che sarebbero stati consegnati alla stessa Nomura come garanzia dell'erogazione del prestito.

6. In questo modo il MPS ha dal 2009 contabilizzato a bilancio l'acquisto di titoli di stato italiani ed ha "spalmato" su più anni il costo del finanziamento. In realtà essendo l'operazione strutturalmente in perdita, in quanto doveva assorbire le enormi perdite pregresse e garantire un utile alla banca giapponese ed ai "brokers" coinvolti, avrebbe dovuto essere contabilizzata come un'unica operazione che produceva i suoi effetti nel 2009.

7. Spalmando la perdita su più anni si è lasciato un costo strutturale alla nuova gestione che risentiva sia del costo del finanziamento sia delle pesanti oscillazioni di prezzo sui BTP che hanno richiamato più volte l'attenzione dell'European Banking Authority (EBA).

8. Secondo la ricostruzione riportata oggi da Repubblica a pag.3 in ottobre la nuova dirigenza MPS si decide ad affrontare Nomura per "smontare" l'operazione e probabilmente ne mette a conoscenza Bankitalia. Preso atto dell'indisponibilità della banca giapponese ad assorbire parte delle perdite, Bankitalia ed il MPS decidono di scaricare il costo sulla collettività richiedendo un intervento statale sotto forma di "Monti"-bonds. La cifra originariamente concordata di 3,4 mld che serviva a ripianare l'ammanco di cassa originariamente generato dall'operazione Antonveneta viene aumentata a 3,9 mld per coprire la perdita sul derivato.

9. Monti presenta la proposta di emissione dei suoi omonimi bonds (‘'ad bancam'') al Senato (http://www.ilgiornale.it/news/economia/mps-senato-boccia-novit-sui-monti-bond-862112.html) dove è bocciata la norma secondo la quale "la banca può ripagare il prestito con altri strumenti finanziari", in sostanza lo Stato rinuncia sin da principio a diventare eventualmente azionista della Banca in caso questa non riesca a ripagare il debito e le consente di ripagare l'obbligazione con obbligazioni emesse da essa stessa.
E' come se lo stato ci consentisse di pagare i debiti con Equitalia con nostre cambiali rinnovabili all'infinito.

10. Un anno prima il Governo Monti, rassicurato da Bankitalia con procedura formale, garantisce l'emissione di 28mld di euro di bond di MPS con scadenza 2015. In pratica se la banca non sarà in grado di pagare saranno i contribuenti a farne le spese.
Per far passare questa legge il Governo Monti pone la fiducia e la norma passa in favore di MPS e Fondazione viene approvata.

Alcune domande che sorgono spontanee:

a) Anche accettando la versione Bankitalia di essere stata "ingannata" per 3 anni l'inganno viene alla luce in ottobre, al massimo a novembre, perché non avvisa il governo e la Consob ?
PIERLUIGI BERSANI E MUSSARIPIERLUIGI BERSANI E MUSSARI MUSSARI BAZOLI resizeMUSSARI BAZOLI resize b) Se il Governo è avvisato, che provvedimenti ha preso nei confronti di Bankitalia che, come dice Grilli non ha vigilato adeguatamente?
c) Se il Governo non è stato avvisato ed è stato indotto in errore da Bankitalia e con esso Parlamento e Presidente della Repubblica può il Governatore rimanere al suo posto?
d) Dopo l'emissione dei Monti bond l'esposizione complessiva dello Stato Italiano verso MPS sarà di 32mld di euro, cosa accadrebbe se la banca non fosse in grado di pagare ?
tremonti-mussari-draghitremonti-mussari-draghi e) Chi garantisce i cittadini italiani. che non ci siano altri problemi in altri comparti della banca?
Emilio BotinEmilio Botin f) Come è possibile che Bankitalia non proceda al commissariamento di una banca in cui lo Stato italiano ha a rischio 2 punti percentuali di PIL?
PS - Quando Grilli scarica su Bankitalia la responsabilità sulla vigilanza, dimentica che il suo Governo ha garantito 28mld di obbligazioni emesse da MPS a Dicembre 2011 e quindi e coobligato nel pagamento delle stesse come fisiussore a prima chiamata.

Il sistema senese in cui si fondono curia, massoneria, sindacati, ex socialisti, ex comunisti e, appunto, aspiranti presidenti della Repubblica.


La storia del crac di Mps: la banca rossa è nei guai per l'aiuto a Prodi-D'Alema.

IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI - IL COMMISSARIO LIQUIDATORE DI ALITALIA PRENDERÀ 9 MILIONI PER 3 ANNI DI LAVORO PART TIME


INCREDIBILE !!!!!

Sondaggi politico elettorali elezioni politiche 2013


Lazio Lombardia e Molise Beppe Grillo Tsunami Tour.

LA GRANDE SCENEGGIATA MPS

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1. LA GRANDE SCENEGGIATA SUL MONTE DEI PACCHI È APPENA INIZIATA. SCOPO DELLA FARSA È FAR CREDERE CHE VI FOSSERO CARTE SEGRETE NASCOSTE IN UNA BOTOLA E CHE QUINDI IL “SISTEMA” NON POTESSE CHE ESSERE VITTIMA DI QUATTRO MARIUOLI CHE NASCONDEVANO LA VERA CONTABILITÀ IN UN QUALCHE LIBRO NERO, SOTTO I QUADRI DELLA NONNA - 2. NOSSIGNORI, NON FUNZIONA COSÌ, E LO SA CHIUNQUE ABBIA MAI APERTO IL BILANCIO DI UNA BANCA. GLI IMPEGNI SOTTOSCRITTI CON QUEI DERIVATI FIGURANO IN CONTABILITÀ E NESSUNO LI HA EVIDENTEMENTE RITENUTI ECCESSIVI O ALLARMANTI. I “CONTRATTI SEGRETI” DI CUI SI PARLA OGGI SONO IL COLLEGAMENTO CONCETTUALE CON I RISCHI, MA NON SONO UNA BOMBA NASCOSTA. SONO LA SPIEGAZIONE DI NUMERI SOTTOVALUTATI. RIPROPORRE LO SCHEMA ‘’PARMALAT-TONNA FALSARIO’’ CON ‘’MONTE DEI PACCHI DI SIENA-MUSSARI FALSARIO’’ È PERÒ SEMPRE UNA SALVEZZA PER TUTTI: DA BANKITALIA IN GIÙ -

a cura di COLIN WARD e CRITICAL MESS
monte dei paschi di sienamonte dei paschi di siena1 - MONTE DEI PACCHI DI SIENA...
La grande sceneggiata sul Monte dei Pacchi è appena iniziata. Scopo della farsa è far credere che vi fossero carte segrete nascoste in una botola e che quindi il "sistema" non potesse che essere vittima di quattro mariuoli che nascondevano la vera contabilità in un qualche libro nero, sotto i quadri della nonna. Non funziona così, e lo sa chiunque abbia mai aperto il bilancio di una banca. Gli impegni sottoscritti con quei derivati figurano in contabilità e nessuno li ha evidentemente ritenuti eccessivi o allarmanti. I "contratti segreti" di cui si parla oggi sono il collegamento concettuale con i rischi, ma non sono una bomba nascosta. Sono la spiegazione di numeri sottovalutati. Riproporre lo schema Parmalat-Tonna falsario è però sempre una salvezza per tutti: da Bankitalia in giù.
PIERLUIGI BERSANI GIUSEPPE MUSSARIPIERLUIGI BERSANI GIUSEPPE MUSSARI "Mps ci ha nascosto i documenti'. Bankitalia: operazioni all'esame dei pm" (Stampa, p. 2). Sul Cetriolo Quotidiano: "Mussari, ecco la telefonata che lo ha fatto dimettere. Bankitalia si difende da Tremonti: ci hanno nascosto i documenti. Polemiche contro Bersani per i legami tra il Pd e la banca rossa. Il titolo crolla ancora: meno 8,4%" (p. 1)
Sul Corriere delle banche per bene, Dario Di Vico scrive: "La relazione che ha legato Siena alla sinistra italiana la si potrebbe catalogare sotto la fattispecie del ‘leghismo rosso', una sorta di rapporto museale con il territorio, un'osservanza quasi religiosa delle tradizioni che alla fine ha portato alle disgrazie di oggi" (p. 1). La Repubblica degli Illuminati invece semina il panico e la butta in caciara con un abile pezzo di Alberto Statera: "E' il collasso del Sistema Siena tra Pd, Opus Dei e massoneria, ma sui derivati a rischio anche altre banche" (p. 4 e non P4, fare attenzione). Poi passa Stefano Fassina, del Pd, e dice soave: "La politica non c'entra, troppi sciacalli in giro" (p.4).
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA Il Giornale fa una sintesi ardita: "Abbiamo pagato l'Imu a Monti per salvare la banca del Pd. A dicembre, con i Monti bond il governo ha fatto all'istituto un prestito da 3,9 miliardi, la stessa cifra incassata con l'imposta sulla casa. E in un'altra inchiesta su Mussari spunta il nome della Severino" (p. 1). Si tratta della storiaccia dello scalo aereo di Siena, raccontata da Gian Marco Chiocci a pagina 2. Su Libero, direttamente "La bancarotta del Pd. Inadatti a governare" (p. 1).
2 - URNE DIFFERENZIATE...
Continua la campagna dei veleni casertani di Nick Cosentino, che oggi si fa intervistare da Repubblica e svela: "Fui io a intervenire dopo il caso Noemi...Ho sempre risolto problemi, ma non ne ho mai creati al Pdl. Faticai a convincere il sindaco di Terzigno ad aprire la discarica sul Vesuvio...Poi, sì, tranquillizzai quelle ragazze...". "Un eufemismo. Passò loro varie utilità e ne comprò il silenzio", gli ribatte Conchita Sannino. "Diciamo la verità, quelle due ragazze cos'erano a confronto di tutte...di tutto quello che è uscito dopo? Niente" (p. 10).
MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARIMARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI Bello spettacolo anche tra i cugini della destra. "Pdl senza soldi. E con i Fratelli è già lite. Il tesoriere: casse vuote. Bondi querela Crosetto per l'accusa della fidanzata in lista" (Repubblica, p. 11)
3 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE...
"Gli italiani sono vittime dei governi dei passato'. Monti a Davos: hanno scelto sulla base di promesse elettorali irrealizzabili" (Stampa, p. 5). "L'Italia a Davos da protagonista. ‘Non più figli di un dio minore'. Forte presenza, a livello di Francia, Russia e Giappone" (Repubblica, p. 23)
bankitalia bigbankitalia big 4 - MA FACCE RIDE!...
Franco Carraro: "Onorerò l'ultima poltrona. Il Senato ce l'ho a due passi" (Repubblica, p. 11). Che se invece stava all'Eur era impresentabile.
5 - DISECONOMY...
Anche oggi un po' di "esuberi" (veri e presunti), come li chiamano i giornali con parola falsamente gaia."Fusione Unipol-Sai, arrivano i tagli. Sul tavolo previsti fino a duemila esuberi. Ridimensionate le sedi di Torino e Firenze. Fondiaria sarà una divisione" (Corriere, p. 28). "Senza F35 noi andiamo all'estero' A Cameri protestano le imprese coinvolte nella realizzazione dei caccia" (Corriere, p. 23).
La Stampa invece ci rallegra con le pensioni: "L'incubo dell'Italia: pensione a 70 anni. Il Censis: i giovani prevedono assegni irrisori. L'Ue sulla riforma Fornero: non tutela i precari" (p. 27).
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mercoledì 23 gennaio 2013

PER LORO PUOI ESSERE COMUNISTA... FASCISTA... MODERATO... PROGRESSITA... AMBIENTALISTA... FEMMINISTA... INDIGNADOS... ANIMALISTA... BASTA CHE TU NON TI OPPONGA ALLA DITTATURA EUROPEA: DALLA TRUFFA MONETARIA DEL DEBITO E DEL SIGNORAGGIO AI TRATTATI CAPESTRO (Trat. di Mastricht, Tr. di Lisbona, Velsen-Eurogendfor, Fiscal compact, MES...) E TUTTE LE ALTRE LEGGI CHE AVVANTAGGIANO LE VARIE LOBBY E MULTINAZIONALI (sempre riconducibili alle solite banche...)

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Di Debora Billi - crisis.blogosfere.it
La voce circolava già da ieri, sulle notizie breaking inglesi. Nel suo discorso di oggi, David Cameron annuncerà l'avvio di un referendum nazionale per decidere l'uscita del Paese dall'Europa. Lo ufficializza la BBC.

La notizia peraltro non è neanche così inaspettata: dieci giorni fa mi trovavo a Londra e le prime pagine dei tabloid già erano quasi in campagna referendaria. Io stentavo a capire di cosa diamine stessero parlando, visto che proprio non sospettavo che si covasse una decisione simile. Si sa, i tabloid esagerano.
Insomma, giornalisti migliori di me avevano succoso materiale da raccontare da parecchio tempo. Invece le news italiane più vecchie, sull'argomento, sono di tre ore fa. Chissà come mai la stampa italiana ha così poca voglia di dire ai cittadini che gli inglesi avranno la possibilità di decidere se uscire dall'Europa?

Non è difficile capire che si tratta di campagna elettorale, e in campagna elettorale le notizie vengono filtrate ancora più del solito. La politica italiana ha un'unica e sola stella: l'Europa, salvezza dei popoli, per la quale ogni sacrificio è lecito, ogni austerità è ammessa. Se esci dall'Europa, hic sunt leones. L'Europa non si discute, si ama, e ad essa ci si zerbina a qualunque costo. Non è quindi possibile mostrare ai cittadini, mentre si apprestano a votare un partito europeista (chiunque votino), che in un Paese importante, popoloso, e molto simile al nostro per popolazione e PIL, si consideri l'idea di un referendum una cosa seria e non una boutade da comici.
Certo, l'Inghilterra ha l'impero, controlla la finanza, è amica degli USA, ha la sterlina (non era l'euro la moneta della salvezza?), insomma è tutta diversa da noi. Ma avremmo detto che è"tutto diverso" anche se ad uscire avessero pensato il Belgio o il Portogallo. Ed è vero altresì che l'UK è devastata dai debiti ed è in recessione come tutti. Fatto sta che loro possono decidere e noi no: a noi spettano solo "baratri", qualora provassimo a dire la nostra. Come è successo in Grecia, a cui dall'Europa non è stato neppure consentito il referendum e si è visto, in che baratro è finita.
Foto - Flickr Downing Street

Fonte: http://crisis.blogosfere.it

IN OGNI TRASMISSIONE SI TROVANO I VOLTI DEI CANDIDATI MESSI A NUDO DA GIORNALISTI SEMPRE PIÙ SCHIERATI


IL MONDO REALE APPANNA UN PO’ LA FURIA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE.

Etiopia, le tribù massacrate nel nome della diga


Dai nostri media....silenzio di tomba.

TRACOLLO DEL PIL NEL 2013: -1%


BENVENUTI NELLA RECESSIONE.

Vaticano contro National Geographic


Vaticano: su avorio negli oggetti sacri.

Sesso in ufficio con i trans


Ecco qualcuno che era contento di andare in ufficio.

LA RIVOLTA DEI PEONES

PURE NEL PDL DI PADRON SILVIO SI RIBELLANO.

L'ANTONVENETA È LA VERA BOMBA CHE ANCORA DEVE ESPLODERE

Quanti guai in queste banche.....

Destra & sinistra, una realtà in maschera


Breve vademecum su questo Carnevale elettorale in salsa pseudo ideologica.

UN HARD-DISK FA TREMARE L’EUROPA


2,9 GIGA CON I NOMI DI MIGLIAIA DI EVASORI FISCALI VIP.

UN PIRELLONE PER MANIPOLARE GLI APPALTI


Appalti truccati gnam gnam gnam

Bersani e gli F35: un po' di storia e qualche domanda


Chi ha comprato gli f-35?.

MPS

Mps, Mussari scaricato dalla banca dopo lo scoop del Fatto si dimette dall’Abi

Molla la poltrona di rappresentante dei banchieri, l'avvocato calabrese che era arrivato ai vertici della Fondazione Mps nel 2001 con l'appoggio dei Ds e della Curia locale, per poi passare al presidenza della banca che ha tenuto fino all'esplosione del dissesto, la scorsa primavera. A dare la spinta lo stesso istituto che ha confermato i contratti derivati del 2009, ma ha negato che le operazioni siano state ufficialmente approvate dal cda

Mps, Mussari scaricato dalla banca dopo lo scoop del Fatto si dimette dall’Abi
Tanto tuonò che alla fine piovve anche all’Abi, la Confindustria delle banche che oggi ha ricevuto le dimissioni del presidente Giuseppe Mussari. Da mesi chiamato in causa da più parti – dalla Procura come dai consumatori e dai senesi – per il disastro del Monte dei Paschi di Siena banca che ha presieduto per sei anni dal 2006 al 2012 affiancato dal vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, dopo un quinquennio alla guida dell’azionista di controllo, la Fondazione Mps, l’avvocato calabrese ha infatti lasciato la poltrona di rappresentante dei banchieri italiani, che occupava dal 2010 e che gli era stata confermata la scorsa estate. E questo nonostante la notizia di una corposa inchiesta della magistratura sull’istituto senese in procinto di ricevere oltre 4 miliardi di aiuti pubblici e relativa proprio agli anni della sua gestione.
La situazione evidentemente è diventata insostenibile dopo che oggi il Monte dei Paschi ha in pratica scaricato su Mussari la responsabilità di una vecchia operazione di finanza strutturata che nel 2009 ha mascherato perdite milionarie della banca svelata oggi dal Fatto Quotidiano e che non sarà priva di ripercussioni sugli attuali conti dell’istituto che oggi in Borsa, tra una sospensione al ribasso e l’altra, è arrivato a perdere quasi il 6% e ha chiuso la seduta in calo del 5,68 per cento a 0,27 euro. In serata, infatti, Mussari che non si era mosso né con la notizia dell’apertura delle indagini da parte della Procura di Siena, la scorsa primavera, né con quella della sua iscrizione ne registro degli indagati, lo scorso autunno, ha capitolato e ha consegnato le sue dimissioni “irrevocabili” nelle mani del vicepresidente vicario dell’associazione di Palazzo Altieri, Camillo  Venesio,  sostenendo di aver assunto “questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto dell’ordinamento, ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto, all’Associazione”.
Del resto sono accuse decisamente pesanti quelle implicite nelle dichiarazioni rilasciate da Mps a commento del nuovo scheletro uscito dall’armadio di Siena a un mese dalla chiamata alle urne e pochi giorni dopo quello legato all’operazione Santorini venuto alla luce la settimana scorsa e svelato da un’inchiesta di Marco Lillo. Che ha portato alla luce l’operazione Alexandria, portata a termine da Mps con Nomura per “abbellire il bilancio 2009” scaricando sulla controparte le perdite per centinaia di milioni di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto segreto a lungo termine non trasmesso dall’allora vertice di Mps ai revisori dei conti di Kpmg e a Bankitalia. Il dossier è al vaglio tanto della Procura che sta indagando sulla costosa acquisizione di Antonveneta da parte di Mps datata 2008, quanto dei nuovi vertici del Monte, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.
Davanti alla notizia, il Montepaschi stamattina aveva confermato che “l’operazione denominata Alexandria rientra nel perimetro delle analisi in corso in relazione ad alcune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti e ad oggi presenti nel portafoglio della banca”. E ha sostenuto che l’incremento di 500 milioni di euro di aiuti di Stato via Monti Bond (3,9 miliardi di euro più interessi il totale) richiesto a sorpresa a fine 2012, assicurerà la copertura “degli impatti patrimoniali” derivanti dai derivati, compresa l’operazione con Numura, la cui analisi verrà sottoposta al consiglio di amministrazione entro metà febbraio. In quella sede il consiglio “potrà, previa valutazione dei relativi impatti, adottare ogni misura necessaria per assicurare, anche retrospettivamente, la corretta rappresentazione contabile delle operazioni in oggetto”. Tradotto in soldoni, Mps conferma la possibilità di riscrivere i bilanci del passato, anche se ritiene che “la copertura di eventuali rettifiche di bilancio, nonché degli eventuali costi di chiusura delle operazioni in oggetto”, sia assicurata dal mezzo miliardo di aiuti pubblici aggiuntivo.
Giallo, però, sull’iter di approvazione dell’operazione nel 2009, il punto su cui è avvenuto il cambio di passo nei confronti dell’ex presidente. Nomura, che nel 2008 ha rilevato le attività europee della fallita Lehman Brothers nominandone alla presidenza Sadeq Sayeed e alla vicepresidenza l’ex numero uno della banca americana per l’Europa, Ruggero Magnoni, in mattinata si era affrettata a dichiarare in una nota che “l’operazione Alexandria era stata rivista e approvata prima della sua esecuzione al massimo livello in Mps, incluso il cda e il presidente Mussari”. Il gruppo giapponese sostiene inoltre di essere stato tra le varie banche avvicinate per annullare il rischio delle posizioni detenute dall’istituto senese che le aveva precedentemente acquistate da una grande banca europea, di aver vinto il mandato grazie a un prezzo competitivo e di aver “agito correttamente e responsabilmente in ogni fase nei confronti del cliente”.  ”Inoltre – aveva detto sempre Nomura – Mps ha fatto esaminare l’operazione dai suoi revisori di Kpmg”.
Non così il Monte, che a stretto giro ha smentito l’ufficialità dell’operazione, in pratica scaricandola su Mussari, dal momento che esiste la registrazione di una sua conversazione telefonica con Sayeed che chiedeva all’allora numero uno di Mps se i contratti legati ad Alexandria erano stati comunicati correttamente ai revisori di Kpmg. “Non risulta che tale operazione sia stata sottoposta all’approvazione del consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena”, si legge infatti in una seconda nota dell’istituto senese in risposta alla banca giapponese. Stessa linea da Kpmg che sostiene di non essere “mai stata messa aconoscenza di alcun accordo di natura riservata risalente al 2009 tra Mps e Nomura” di non aver “mai fornito alcuna approvazione, tanto meno preventiva, circa la struttura delle operazioni finanziarie oggetto di tali accordi riservati”.
Nel mezzo, la protesta accorata dei consumatori. ”Poiché l’intera rata dell’Imu prima casa, pari a 3,9 miliardi, è stata destinata dal governo Monti al Monte dei Paschi di Siena per evitare la bancarotta fraudolenta, i contribuenti italiani hanno il sacrosanto diritto di conoscere la genesi fedele delle operazioni spericolate in derivati, denominate Santorini ed Alexandria, messe in piedi nel 2009 dall’attuale presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e soprattutto perché sia la Consob che Bankitalia non hanno mosso rilievi a tali rischiose operazioni che ne hanno minato la stabilità”, ha dichiarato il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, che in una nota ha chiamato in causa le autorità di vigilanza all’epoca guidate rispettivamente da Lamberto Cardia, attuale presidente delle Ferrovie dello Stato, e Mario Draghi, ora alla guida della Bce.
Non solo. Alla notizia delle dimissioni di Mussari,  Lannutti ha rilanciato dichiarando di aspettarsi ora “quelle dei vertici di Consob e Bankitalia, che non hanno vigilato sulla stabilità e sulla correttezza e trasparenza dei bilanci del Monte dei Paschi di Siena”. Esulta anche il candidato sindaco di Siena del Pd, Franco Ceccuzzi, il politico locale che maggiormente sostenuto l’ascesa di Mussari alla Rocca che fu dei Ds, mentre a Roma l’avvocato, che al partito locale negli ultimi dieci anni ha donato quasi 700mila euro, poteva contare su Giuliano Amato e Franco Bassanini. Tutto archiviato, oggi Ceccuzzi parla di  ”un atto dovuto. In questo modo potrà chiarire la sua posizione agli organi competenti e a tutta la comunità senese che sta aspettando la verità”.MPS.